Sulla via Laurentina in una piccola valletta, a circa 2,5 Km dalla Basilica di san Paolo, si trova il meraviglioso complesso abbaziale delle Tre Fontane. Legato alla storia del martirio di Paolo, avvenuto il 29 Giugno del 64 o il 67 d.C,, di san Zenone e 10203 martiri, le Tre Fontane è stato ed è tutt’ora meta di pellegrinaggi.
La zona delle Tre Fontane è conosciuta col nome di Acque Salvie. Da dove deriva questo nome? Il curioso toponimo deriverebbe dalla natura insalubre del territorio ricco di acquitrini e sorgenti attive nell’area.
seconda sosterrebbe che la zona fosse abitata dalla famiglia romana dei Salvi.
Nel 2008 Papa Benedetto XVI proclamò l’Anno Paolino. Le Tre Fontane rientrarono tra i luoghi di Pellegrinaggio, sulle tracce delle memorie paoline. Milioni di fedeli da tutto il mondo si recarono sui luoghi di prigionia e martirio dell’Apostolo delle Genti.
In passato il luogo era insalubre e paludoso, ricco di acquitrini. Per secoli la malaria decimò i monaci. Nel XVIII secolo Napoleone ne decretò la chiusura. Nel 1867 papa Pio IX affidò il complesso ai Trappisti che lo bonificarono piantando migliaia di alberi di eucalipto.
All’esterno, dalla via Laurentina, è visibile la cinta fortificata che protegge il complesso monastico. Percorso un lungo viale alberato, si avverte un senso di profonda quiete.
Sulla destra una gigantesca statua di san Benedetto rammenta il cardine fondamentale della regola benedettina: obbedienza, ascolto, silenzio, preghiera e lavoro.
Monaci Greci, Benedettini di Cluny, Cistercensi, Francescani e Trappisti si sono susseguiti nei secoli alla guida di questo complesso monastico, apportando modifiche alle strutture abbaziali, al contempo conservando i luoghi delle memorie di Paolo e dei primi martiri cristiani.
Gli scavi archeologici condotti da G.B. de Rossi tra il 1867-68 rilevarono la presenza di edifici, legati alla memoria di Paolo e di altri martiri, databili tra il IV e V sec. d.C.
Terminato il lungo viale alberato, si accede ad uno slargo dove campeggia un doppio arco fortificato che funge da ingresso al complesso ecclesiastico. Si tratta dell’arco detto di Carlo Magno, edificato nel XIII secolo da papa Onorio III. I pochi affreschi superstiti mostrano le scene della conquista di Ansedonia da parte dei Franchi alleati di papa Leone III contro i Longobardi.
Il grandioso comprensorio religioso comprende ben tre edifici di culto: l’Abbazia dei Ss. Vincenzo e Anastasio, S. Maria scala Coeli e la Chiesa del martirio di san Paolo.
1. Abbazia dei Ss. Vincenzo e Anastasio
Nel 625 d.C. papa Onorio I fonda la chiesa di S. Anastasio affidandola ai monaci Greci che custodivano la reliquia del capo del santo martire. Nel Chronicon Benedetto del Soratte parla della presenza di monaci Greci vicino alla piccolo chiesa di San Paolo alle Acque Salvie nel VI sec. d.C.
Tra l’VIII e il IX secolo l’Abbazia acquisisce territori e donazioni da Papi e Imperatori, divenendo un luogo molto importante tanto da essere fortificato da mura.
Nei secoli successivi i monaci Greci sono sostituiti dai Benedettini di Cluny che, a loro volta, cedono il posto ai monaci cistercensi. Questi ultimi riedificano la Chiesa tra il 1140 e il 1221 che è portata a termine e consacrata sotto il pontificato di papa Onorio III.
La struttura dell’abbazia è in linea con l’estetica ecclesiastica descritta e documentata da san Bernardo prevista per gli edifici di culto cistercensi. Lo stile è romanico-borgognone. La struttura è in mattone con pilastri massicci, poco illuminata e con giochi di luce. Le mura sono spoglie per evitare distrazioni, il passaggio ombre luce è metafora del passaggio dal peccato alla grazia. La luce che filtra dal rosone e dalle finestre è immagine di Dio.
La forma dell’edificio sacro è a croce latina, con abside quadrata, cappelle laterali e tre navate. Nella chiesa sono custodite le reliquie dei Ss. Anastasio e Vincenzo.
Al centro della crociera, al posto della cupola, le navate si incontrano attraverso tre archi a tutto sesto, che danno accesso al presbiterio e alla navata trasversa. L’antico chiostro, unico esempio cistercense a Roma, è situato sulla sinistra della chiesa.
2. Santa Maria Scala Coeli
Di lato al complesso abbaziale dei santi Anastasio e Vincenzo si trova la chiesa di Santa Maria Scala Coeli. La storia racconta che in questo luogo Bernardo ebbe la visione delle anime del Purgatorio che salivano al Cielo condotte dagli Angeli.
Nel 1582 il cardinale Alessandro Farnese incarica Giacomo Della Porta di ricostruire una nuova chiesa sulla precedente del VII sec. d.C. I lavori di ricostruzione terminano nel 1584 e coinvolgono il piano superiore e quello inferiore della cripta.
L’edificio è a pianta ottagonale, sormontato da cupola con lanterna. La facciata è completata da un timpano e da un occhio inserito in una lunetta. Sull’architrave della porta sono presenti gli stemmi dei Farnese e, sotto un piccolo timpano, la scritta “Scala Cœli”.
L’interno ha tre absidi e tre altari, e custodisce una pala di Desiderio de Angelis, in cui è raffigurata la scena della visione di San Bernardo.
Il mosaico che decora il catino è opera di Francesco Zucchi (1591), su disegni di Giovanni de Vecchi.
Al piano inferiore la cripta con un altare cinquecentesco dedicato a San Zenone e ai Martiri soldati e la prigione di san Paolo.
3. Chiesa del martirio di san Paolo
La chiesa di San Paolo alle Tre Fontane del V secolo d. C. è stata modificata da Giacomo Della Porta tra il1599 ed il 1601 per volontà del Cardinale Pietro Aldobrandini per il Giubileo del 1600.
L’esterno e la facciata della chiesa sono in mattoni e travertino. Sul timpano le statue degli apostoli Pietro e Paolo sono opera del “Franciosino” scultore della Lorena.
Dal vestibolo si accede alla navata, trasversale rispetto all’ingresso, con cappelle ai lati e l’abside al centro. Sul pavimento, un mosaico romano policromo del II secolo d.C., da Ostia Antica con le Quattro stagioni.
Nella parete, di fondo, più in basso del pavimento attuale, si trovano le tre fontane inserite in belle cappelle con colonne di marmo di Chio.
A sinistra della navata trasversale un altro cimelio del martirio paolino: la colonna tronca, dove l’Apostolo fu legato durante il martirio.
Sugli altari delle cappelle laterali a sinistra la copia della “Crocifissione di Pietro” di Guido Reni, la pala della Decapitazione di Paolo, opera di Bartolomeo Passarotti.
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