Quando succedono catastrofi come il terremoto che ha colpito il Centro Italia ieri, i social con le loro insostituibili potenzialità comunicative, svolgono indubbiamente un ruolo fondamentale.
Chi mi conosce sa che non amo i social e che solo da un paio di mesi, un po’ per curiosità e un po’ perché forse mi sentivo fuori dal mondo, ho aperto un account su Twitter. Su Facebook per quanto mi riguarda resto ancora piuttosto scettica.
Tutti i social, nessuno escluso, hanno però una grande forza, in primis nella diffusione delle notizie. Ormai fanno parte della vita quotidiana di una larghissima fascia di popolazione e sono di gran lunga il mezzo di comunicazione più veloce ed immediato. Ditemi chi, svegliandosi nella notte, non pensa di dare un’occhiata allo smartphone che tiene come compagno fedele sul comodino? E non è forse questo il gesto che si fa la sera prima di addormentarsi così come la mattina aprendo gli occhi?
La precoce e capillare diffusione di notizie può indurre facilmente in un eccessivo allarmismo, viviamo ormai in una bulimia da informazioni spezzettate e imprecise che nascono per lo più da passaparola, nei quali si inseriscono sempre e senza rispetto alcuno addirittura dei disturbatori, con l’intento – di qualsiasi notizia si tratti – di attrarre l’attenzione sul proprio profilo. Purtroppo i social sono anche questo.
E’ bene quindi, quando ci sono eventi di una certa portata come grossi scandali, attentati, delitti cruenti, catastrofi naturali e terremoti, fare riferimento ad account ufficiali come quelli di agenzie di stampa (ad es. ANSA, ADN Kronos), quotidiani, forze dell’ordine, Protezione Civile e Croce Rossa Italiana.
I social tutti, e non solo Facebook e Twitter, aprono grandi possibilità a messaggi di solidarietà, a gesti concreti, ai tam tam di richieste di aiuto, ad importanti avvisi di pubblica utilità. Nel caso delle violente scosse di terremoto di ieri, 24 agosto, che hanno raso al suolo interi paesi del Centro Italia, mi hanno colpito gli hotel e le singole persone che si sono offerte per ospitare qualcuno, sono girate anche iniziative per accogliere gli animali domestici. E poi c’è il dramma di chi posta foto di persone di cui non ha più notizie. Ho letto anche di qualcuno che mette a disposizione gratuitamente escavatori.
Prestare aiuto si sovrappone con l’esigenza di avere presto notizie dei propri cari che erano nelle zone colpite. I call center diventano inaccessibili e sulle strade circostanti si riversa troppo traffico, congestionando in breve tempo vie di accesso a paesi già di per sé piuttosto isolati dai grossi centri urbani.
L’appello, prima di mettersi in moto, è quello di sfruttare la potenzialità dei social per tenersi informati, per richiedere e offrire aiuto, per esprimere solidarietà e sensibilizzazione sociale, perché chi è colpito da questa terribile tragedia non venga dimenticato.
Purtroppo, anche nel caso del terremoto di ieri, c’è chi ha cavalcato l’onda del proprio becero narcisismo, diffondendo selfie con lo sfondo delle macerie o chi ha addirittura parlato di karma, e qui mi fermo perché dare spazio e credito a certi speculatori è una grave dispersione di attenzione, che è doveroso rivolgere invece a chi ha bisogno di sostegno, solidarietà e preghiera per provare a ricominciare.