Coronavirus e cambiamento climatico. Dall’anno scorso, quando è iniziata la pandemia, alcune delle misure adottate per ridurre la diffusione del virus hanno portato a una riduzione temporanea delle emissioni di gas serra e a un miglioramento della qualità dell’aria. Tuttavia, questi valori dipendevano solo da confinamenti temporanei e rappresentavano un calo ridotto che è già stato invertito e ha superato i valori della pre-pandemia.
L’urgenza di mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C, come indicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), è quindi aumentata. Per farlo, i governi devono mettere al centro dei loro piani post-pandemici azioni che promuovano economie senza carbonio. Devono porre fine ai sussidi e ai salvataggi alle imprese del settore dei combustibili fossili. Dovrebbero piuttosto investire in quelle che realizzano una transizione verso economie che siano eque, nel rispetto dei diritti umani.
A fine anno moriranno12 mila persone al giorno per la fame
Il numero di persone nel mondo che muoiono di fame è aumentato. Questo perché persistono i conflitti, la crisi climatica, la disuguaglianza e il sistema alimentare disfunzionale. A queste cause si aggiunge la pandemia. Secondo il Programma Alimentare Mondiale (PAM) prima della fine del 2021, 270 milioni di persone soffriranno le conseguenze della mancanza di cibo, cioè, tra 6 e 12 mila persone moriranno ogni giorno per fame .
Come sempre, mentre i più vulnerabili soffrono le conseguenze delle crisi, i più ricchi continuano ad avere profitti. La pandemia aveva appena cominciato a diffondersi nel mondo, e già le più grandi compagnie di cibo e bevande avevano pagato ai loro azionisti dividendi per più di 18 miliardi di dollari. Una cifra dieci volte superiore a quella che l’ONU chiede per evitare che la gente muoia di fame.
“Fermare la pandemia rilanciando l’economia”
Uno studio della Commissione Europea afferma che le decisioni prese su come rigenerare le economie post-pandemiche influenzeranno il corso del riscaldamento globale. António Gutérres, segretario generale delle Nazioni Unite, ha sottolineato che quest’anno dobbiamo fermare la pandemia rilanciando l’economia in modo sostenibile e inclusivo. Ha anche ricordato che i paesi ricchi avevano promesso nell’Accordo di Parigi di donare 100 miliardi di dollari ai paesi in via di sviluppo. Questa misura avrebbe dovuto aiutarli a ridurre le emissioni di gas serra, affrontare le devastazioni dei disastri naturali. Cinque anni dopo, solo una piccola parte di quella cifra è stata distribuita ai paesi poveri.
Il cambiamento climatico ha aumentato la disuguaglianza tra i paesi, con i più ricchi che hanno visto aumentare la loro prosperità e i più poveri che hanno visto la loro economia sempre più depressa, creando un divario del 25% più ampio di quello che sarebbe stato senza il riscaldamento globale. Quest’ultimo ha contribuito ad aumentare il PIL pro capite di diverse nazioni ricche, tra cui alcuni dei più grandi emettenti di gas serra del mondo .
Uragani Eta e Iota hanno colpito 4 milioni di persone
D’altra parte, i paesi che non hanno contribuito al riscaldamento globale subiscono tutti i colpi. Un esempio è l’America Centrale, dove gli uragani Eta e Iota hanno recentemente causato danni stimati a 9 miliardi di dollari e colpito 4 milioni di persone. L’Honduras sta vivendo una crisi economica da molto tempo e presenta uno dei tassi di povertà più alti del continente americano, che dopo gli uragani ha raggiunto il 70% della popolazione.
La Banca Mondiale in un rapporto, esorta i governi dei paesi ricchi a raggiungere un accordo equo, pagando i paesi sottosviluppati per i danni che le loro emissioni hanno causato nelle parti più povere del mondo.
I vertici sul cambio climatico
Mentre ogni vertice continua a parlare, a suggerire soluzioni e a ribadire promesse che non vengono mantenute, alcuni paesi svilupati stanno già prendendo misure per mitigare questi cambiamenti e non per evitare l’aumento del cambiamento climatico. Stanno progettando come adattarsi meglio a un riscaldamento di 3,5 gradi causato dalle emissioni di carbonio. Un tale riscaldamento sarebbe catastrofico per tutta l’umanità, ma soprattutto per i paesi più poveri.
Il Coronavirus ci ha scosso, mettendo a dura prova la nostra resilienza collettiva, ma deve rinnovare la nostra determinazione a creare un futuro migliore, giusto, equo e sostenibile per le generazioni future.
Questo articolo è una traduzione dell’editoriale “El coronavirus y el cambio climático” una ricerca dello Scienziato Sir Salvador Moncada
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